La professione religiosa di Santa Teresa del Bambino Gesù
La Lunga Attesa e la "Follia" d'Amore
Per Teresa Martin, l'ingresso al Carmelo non fu un percorso facile. Fin dall'età di nove anni, sentiva una chiamata irrefrenabile a servire Dio nel silenzio e nella preghiera della vita contemplativa. La sua giovanissima età rappresentava però un ostacolo insormontabile per le autorità ecclesiastiche, che ritenevano prudente attendere che compisse 21 anni. La sua "audacia", come la definì lei stessa, la spinse a superare ogni ostacolo, arrivando persino a chiedere direttamente a Papa Leone XIII l'autorizzazione per entrare in convento. Questo gesto, frutto di un desiderio ardente e inarrestabile, dimostrò la sua determinazione e la profondità della sua vocazione. Finalmente, il 9 aprile 1888, varcò la soglia del Carmelo.
Per due anni, Teresa visse il noviziato, un periodo di formazione e prova, ma il suo cuore era proteso verso il giorno in cui avrebbe potuto consacrarsi per sempre.
Un Giorno di Gioia Eucaristica
L'8 settembre, giorno della Natività della Vergine Maria, fu scelto per la sua professione. Teresa scelse questa data non a caso, ma per simboleggiare la sua "nascita" a una nuova vita, unendosi a Maria nella sua totale e umile donazione a Dio. Nelle sue memorie, descrisse quel giorno con una gioia quasi inesprimibile:
"Il mio matrimonio si realizzò. La mia unione con Gesù non era più un semplice desiderio... È la realtà... Gesù è in me e io in Lui... Ero Sua, Egli era mio!"
Indossando l'abito bianco del rito, recitò la sua professione in ginocchio davanti alla priora. I voti di povertà, castità e obbedienza non furono per lei delle rinunce, ma la via maestra per l'abbandono totale. Ogni voto era un atto d'amore:
La povertà le insegnava a vivere di pura fiducia in Dio, senza nulla di proprio.
La castità era la sua risposta d'amore totale a Cristo, suo unico Sposo.
L'obbedienza era l'espressione della sua totale sottomissione alla volontà divina, che vedeva manifestarsi nella vita del convento e nelle richieste delle sue superiori.
Quel giorno, nel riceverla come "sposa", Gesù le donò una pace profonda e una "grazia di umiltà" inaspettata, che la fortificò nel suo cammino.
La Professione e la "Piccola Via"
La professione religiosa di Santa Teresa non fu un punto di arrivo, ma la vera partenza della sua "piccola via" di santità. Fu qui che il suo genio spirituale fiorì pienamente. Inserita nella routine quotidiana del convento, con le sue piccole fatiche e umiliazioni, Teresa capì che non era necessario compiere grandi azioni per raggiungere la santità. La sua professione le offrì il contesto perfetto per vivere la sua spiritualità: offrire ogni piccolo atto, ogni sacrificio e ogni preghiera, con immenso amore per Gesù.
La professione le insegnò che il più grande amore si manifesta nella fedeltà alle piccole cose. Il suo voto di obbedienza la spinse a fare la volontà di Dio con gioia, anche quando si trattava di compiti umili e nascosti. Il suo voto di povertà la rese una mendicante d'amore, che non si affidava alle sue forze ma solo alla misericordia divina.
La professione di Santa Teresa di Lisieux non è solo un capitolo della sua vita, ma il fondamento della sua spiritualità. È la prova che il vero amore, la vera donazione di sé e la santità non risiedono in gesti eroici, ma nella capacità di trasformare la quotidianità in un "sì" costante e gioioso a Dio.
